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Mostre

02.04.                     01.05.2011

Dokumentation Reiner Ruthenbeck

a cura di Francesca Bertolotti





Vedute della mostra, Foto: Ela Bialkowska

"Sono pochi coloro che in Italia conoscono la sua opera, anche se Reiner Ruthenbeck (Velbert, Germania, 1937) è considerato uno degli scultori tedeschi più importanti della sua generazione. Dagli studi sotto Joseph Beuys a collettive epocali come Op Losse Schroeven e When attitude becomes Form, la produzione scultorea di Ruthenbeck ha attraversato il nucleo della ricerca artistica europea degli anni Settanta, in equilibrio fra l‘eredità del minimalismo e la tentazione concettuale. L‘influenza e la forza prefigurativa del suo linguaggio formale ricco di variazioni ed ironia rendono inspiegabile la sua assenza dal novero dei padri putativi delle pratiche artistiche italiane contemporanee; a tale assenza questa mostra vorrebbe contribuire a rimediare."

Questo poteva essere l‘inizio del comunicato di una mostra dedicata a Reiner Ruthenbeck da un‘istituzione italiana. Avrebbe presentato una serie di sculture venute da tutto il mondo, pronte a tornarvi allo scadere del prestito; avrebbe tentato di rimediare a un‘assenza; naturalmente, non ci sarebbe riuscita.

La mostra che vedrete, o che state vedendo, presenta i fantasmi e le immagini, a grandezza naturale, di quelle stesse opere che restano, però, altrove. In quanto tale, Dokumentation Reiner Ruthenbeck è anche un modo per riflettere sui meccanismi di circolazione, di presentazione, di sopravvivenza dell‘opera artistica, sulle filiazioni indirette, sugli innesti tardivi. Non si rimedia alle assenze.

"Certi nomi di città, Vézelay o Chartres, Bourges o Beauvais, servono a designare, in forma abbreviata, la loro chiesa principale. Se si tratta di luoghi che non conosciamo ancora, l‘accezione parziale secondo cui così spesso lo usiamo finisce con lo scolpirne per intero il nome, che da quel momento, quando vorremo includervi l‘idea della città - la città che non abbiamo mai vista -, le imprimerà, come uno stampo, le stesse cesellature, e dello stesso stile, facendone una sorta di grande cattedrale. (...) bisognava che tornassi alla stazione, dove dovevo aspettare la nonna e Françoise per raggiungere insieme la spiaggia." (Marcel Proust, All’ombra delle fanciulle in fiore, Nomi di paesi: i paesi.)

La mostra è accompagnata da un volume intitolato Rimedi all’assenza di Reiner Ruthenbeck, curato da Vincenzo Latronico e pubblicato in tre lingue da Archive Books, Berlino.

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